Va da sé che la Chiesa non riconosce nella violenza uno strumento utile per il cammino di liberazione, in quanto, essa è contraria allo spirito cristiano, ma cerca sempre più di trovare cristiani liberatori, cioè, uomini e donne ben formati e coraggiosi, che si dedichino alla liberazione degli altri.
Nei punti conclusivi della sua meditazione teologica, mons. Riezzo dà risalto a Colui che è l’agente principale dell’evangelizzazione: lo Spirito Santo. E’ Lui che l’evangelizzatore deve invocare perché la forma di evangelizzazione più raffinata, non opera senza la terza persona della Santissima Trinità.
Nicola Riezzo sente la necessità di rivolgersi all’evangelizzatore del suo tempo per ricordare che non si costringe nessuno ad accettare il Vangelo, poiché, esso va proposto in nome di Dio. Alla luce di questo, chi evangelizza non attenta alla libertà religiosa, ma, nel rendere omaggio alla libertà religiosa, offre la scelta di una salvezza che dà la gioia [5].
In altre parole, l’evangelizzatore deve incarnare la virtù della prudenza e sono proprio tante le circostanze nelle quali mons. arcivescovo fa richiamo ad essa. E’ secondo prudenza che egli sceglie quali interventi compiere nella sua diocesi per il bene di coloro che gli sono stati affidati. Non una prudenza che è pavidità o attendismo ma una prudenza che si sostanzia nel ricercare il bene delle anime che, come non perde occasione di ricordare mons. Nicola, è la suprema lex della Chiesa.
Nel suo insegnamento, Riezzo ricorda che l’uomo contemporaneo è affascinato dai testimoni più che dai maestri. Sono ammirati, cioè, coloro che si spendono effettivamente nella carità con uno stile di vita vissuto da coerenti cristiani.
Interessante notare che sempre nel documento Evangelizzazione e promozione umana alla luce del magistero della Chiesa: sintesi teologica, mons. Nicola Riezzo dedica la sua attenzione anche a coloro che chiedono perché sia necessario annunziare il Vangelo dal momento che tutti sono salvati dalla rettitudine del cuore, cioè dall’osservanza della legge naturale. E’ noto, infatti, che il mondo e la storia sono pieni dei germi del Verbo quindi potrebbe apparire come un’illusione quella di pretendere di portare il Vangelo là dove esso già si trova nel seme che il Signore stesso ha sparso. A questa osservazione mons. Nicola risponde che sicuramente gli uomini possono salvarsi grazie alla misericordia di Dio, attraverso altri sentieri, anche se non si annunzia loro il Vangelo ma è tuttavia convinto che difficilmente coloro che credono potranno salvarsi se per negligenza, per paura, per vergogna, trascurassero di annunziare la Buona Novella. Omettere tale compito significherebbe tradire il comando di Dio che vuole che l’annuncio di salvezza sia dato per bocca dei messaggeri del Vangelo perché, chi non crede, ha il diritto di partecipare alla ricchezza delle verità contenute nelle Sacre Scritture [6].
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