Del turismo tratta il Concilio Vaticano II nella costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes) al n.61, quando parla della doverosa educazione dell’uomo a una formazione culturale integrale “in cui eccellono i valori dell’intelligenza, dalla volontà, della coscienza, della fraternità, che sono fondati tutti in Dio creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo”.
Per l’attuazione di questa educazione culturale integrale, dice il Concilio, “la diminuzione più o meno generalizzata del tempo del lavoro fa aumentare di giorno in giorno le facilitazioni per molti uomini.
Il tempo libero sia a ragione impiegato per distendere lo spirito, e per fortificare la salute dell’anima e del corpo:
mediante attività e studi di libera scelta,
mediante viaggi in altre regioni (turismo), con i quali si affina lo spirito dell’uomo, e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza,
anche mediante esercizi e manifestazioni sportive, che giovano a mantenere l’equilibrio dello spirito anche nella comunità, e offrono un aiuto per stabilire fraterne relazioni fra gli uomini di tutte le contraddizioni, di nazioni e di stirpi diverse.
I cristiani collaborino dunque affinché le manifestazioni ed attività culturali collettive, proprie della nostra epoca, siano impregnate di spirito umano e cristiano”.
Da queste parole appare chiara la mente del Concilio: il turismo, importante dimensione del tempo libero, contribuisce alla distensione, alla cultura, all’affratellamento degli uomini.
Questa dottrina conciliare ha avuto un ampio commento ufficiale il 30-4-1969 dalla S.Congregazione per il Clero, con la pubblicazione del “Direttorio generale per la pastorale del turismo”.
Alla luce di questi due documenti della Chiesa studieremo il tema: turismo e pastorale.
+ NICOLA RIEZZO Arcivescovo
(Da “L’eco Idruntina n.7-8, luglio-agosto 1975)
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