IL VESCOVO DOMENICO… UN FLORIDO CAMMINO EPISCOPALE

IL VESCOVO DOMENICO… UN FLORIDO CAMMINO EPISCOPALE

CHIESA DI MANFREDONIA…

IL GRATO RICORDO DI UNA COPPIA DELLA PARROCCHIA SAN LEONARDO ABATE… 

DA PARROCO, L’AMORE PER DIO E PER LA COMUNITÀ

Tante volte abbiamo provato ad imma­ginare cosa avremmo potuto scrivere su Mons. Domenico D’Ambrosio. Ci è sempre apparsa come una cosa mol­to difficile, perché difficile è racconta­re di un Sacerdote che, come spesso lui stesso amava sottolineare, ha dato al suo servizio un solo significato: l’essere con e per i fratelli, mediatore, tramite, per arrivare a Dio. E allora è più semplice vedere nella nostra vita quali frutti hanno portato quei venti anni al servizio di una parrocchia, San Leonar­do Abate in San Giovanni Rotondo, come nostro parroco. Pastore attento ed esigente, misericordioso con tutti, aperto ai giovani e agli adulti, ai piccoli e ai grandi, ha cercato di trasmettere con la testimonianza e con la parola il suo Amore per Dio e per la Comu­nità. Dio sempre al primo posto. Durante l’Omelia della quarta Domenica dopo Pasqua (16/4/88), così si rivolgeva alla sua comunità “la civiltà che viviamo ci impegna a trovare modi diversi per esprimere la nostra presen­za di cristiani nella storia; modi diversi, che rispondono ai bisogni nuovi che sembrano emergere in questo arco di tempo. Ma nono­stante i tanti tentativi, la presenza di Dio non può essere eliminata. Non la può eliminare il progresso, la cultura, la civiltà. Non riusciamo ad eliminarla neanche noi dalla nostra vita. Di Lui abbiamo bisogno, non possiamo farne a meno. Ci sono delle esigenze nella nostra vita, che non trovano risposta, Dio è la risposta. Ci sono i bisogni dello Spirito, che non posso­no essere mescolati e falsificati in tanti altri bisogni. C’è una corsia preferenziale, che lo spirito dell’uomo deve percorrere. Tentativi che mistificano, che tentano di convogliarci verso altre strade… Di Dio abbiamo bisogno! Lo dice Paolo in quel famoso discorso ai filosofi di Atene: in Lui siamo, in Lui ci muo­viamo, in Lui agiamo; non possiamo farne a meno…”. La sua premura di padre nei confronti della comunità lo porta ad essere sempre presen­te: nelle famiglie, tra gli ammalati, nelle scuole, sulle strade. Il desiderio di essere vicino in ogni momento e in ogni casa. lo realizza in punta di piedi, nella notte, con il silenzio tipico dell’uo­mo di fede, nella sola maniera che conosce, che gli appartiene: il saluto e la preghiera. Così, attraverso la radio parrocchiale, quando scende la sera e, come dice Papa Francesco, “è l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto , ma che è anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudi­ne, nel crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti” risuona il suo puntuale “Buonasera!” Pochi minuti, poche parole, ma che arrivavano direttamente al cuore.

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Così pregava nella festa della Santa Famiglia di Nazareth “Questa sera voglio bussare alla vostra porta ed essere accolto in ciascuna delle vostre case e con voi fermarmi davanti al Signore per affidare a Lui ogni famiglia di questa comunità. Voglio dire: Signore, forse in tante case ci sono delle lacrime, se puoi, asciugane qualcuna. Signore, ci sono dolori, ci sono sofferenze, se vuoi, puoi eliminarne qualcuno. Signore, in mol­te case manca la sicurezza di un lavoro, fa che ogni famiglia abbia il pane quotidiano. Signore, in molte case manca forse, l’amore, manca la comprensione, manca la generosità, manca il dialogo. Signore, porta ciò che manca perché la famiglia sia la piccola Chiesa in cui si loda il Signore, ci si ama, si costruisce insieme il tuo Regno. Signore, in molte famiglie forse non c’è il dialogo tra genitori e figli, Signore qualche casa sente l’assenza del papà o della mamma, qual­che figlio non sente il calore e l’affetto di uno dei suoi genitori. Signore fa che le divisioni vengano eliminate. Fa che in ogni casa si impari a per­donare così come Tu perdoni. Ecco, Signore, tutto questo, questa sera, lo affido a Te e sono davanti a Te perché ogni famiglia di questa mia comunità oggi senta il conforto e la presenza di Giuseppe, di Maria e di Gesù”. Amante di Dio e della famiglia! Quanta cura nella preparazione dei fidanzati, nell’accom­pagnamento delle famiglie giovani, nell’acco­glienza delle famiglie ferite! E quanto desiderio di nuove vocazioni, di un sì per sempre per il Regno di Dio! Ce lo dice ancora proprio nel messaggio dell’ultima festa di Epifania trascorsa come Parroco: “6-1-1989 Buona sera. Il mio pensiero questa sera non può non tenere conto della circostanza che vede nella festa della Epifania, tutta la nostra Chiesa diocesana riunita in preghiera per il proprio Seminario. Che cos’è un Seminario? La risposta ce la dà il Vescovo nel messaggio di questa giornata: “il Semi­nario è il luogo privilegiato dove si coltivano le vocazioni al Sacerdozio ministeriale”, e perché pregare per il Seminario? Questa volta la risposta ce la dà Gesù: “La messe è molta ma gli operai sono pochi, pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nel suo campo”. Noi come operai possiamo andare alla ricerca di tutte quelle iniziative, di tutti quegli accorgimenti fondati sulla moderna scienza pedagogica che possono in qualche modo far nascere, far sentire nell’animo dei giovani il desiderio di dedicarsi al Signore. Ma non serve. Il fondamento sta qui, in questa pa­rola di Gesù “pregate, pregate” Grazie Padre! Grazie per ciò che ci hai insegnato: l’amore per Dio Padre, l’amore per la Famiglia, l’amore per la Comunità. Ma soprattutto grazie per ciò che ci hai donato. il tuo Sacerdozio in Cristo!

 Giuseppe e Lucia Petracca Ciavarella

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