DA 50 ANNI PER SEMPRE
1965- 19 LUGLIO – 2015/La Chiesa di Lecce gioisce e rende grazie al Buon Pastore per l’anniversario di Ministero Presbiterale dell’Arcivescovo Domenico D’Ambrosio.
IL SANTO PADRE FRANCESCO…
Venerabile Fratello, mentre risplendono giorni di grazia della tua vita per i benefici ricevuti dal Padre celeste, salga a Lui la tua lode e benedizione: “Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mio rifugio, mio liberatore” (Sal 18, 2-3). Città del Vaticano, 27 Novembre 2014
QUEL 19 LUGLIO A PESCHICI…
Dalla biografia di Mons. D’Ambrosio redatta da Vincenzo Paticchio e pubblicata su “L’Ora del Salento” del 6 gennaio 2015 in occasione del 25° Anniversario dell’Ordinazione Episcopale dell’Arcivescovo di Lecce.
L’Ordinazione Sacerdotale del Diacono Domenico D’Ambrosio fu fissata dal Vescovo Andrea Cesarano per il 19 luglio 1965, vigilia della festa patronale di Peschici in onore di Sant’Elia. Festa grande per i Peschiciani da secoli devoti del santo profeta. La cerimonia si svolse al mattino. Fu lunghissima come prevedeva il rito dell’epoca. Dopo la messa nei locali della chiesa di Sant’Antonio il pranzo preparato dalle suore e aperto solo agli uomini (secondo il costume del tempo, quando anche nelle chiese i maschi sedevano separati dalle donne): l’arciprete, i tanti Sacerdoti giunti a Peschici e i parenti maschi. La parrocchia di Sant’Antonio è la seconda parrocchia di Peschici istituita, con bolla datata 1° Gennaio 1952, dal Vescovo Cesarano dal momento che il paese cresceva sempre più. Nei giorni successivi la famiglia D’Ambrosio offrì un rinfresco aperto a tutti per festeggiare don Domenico, il figlio Sacerdote. Ben presto Mons. Cesarano lo inviò nel seminario diocesano con compiti di responsabilità. Qui ha anche insegnato Lettere nel ginnasio interno. Fu invece Mons. Antonio Cunial, Vescovo di Lucera (sarà Patriarca a Venezia succedendo ad Albino Luciani dopo l’elezione a Pontefice) che resse la diocesi Manfredonia dal 1967 al 1970 da amministratore apostolico sede plena, a inviarlo a San Giovanni Rotondo nella Parrocchia matrice dedicata a San Leonardo Abate, come successore dell’anziano Arciprete della città di Padre Pio, don Michele De Nittis.
Don Michele, quando don Mimì giunse a San Giovanni era ricoverato a Casa Sollievo e lui lo assistette nella malattia come se fosse il suo papà. Gli anni di San Giovanni Rotondo furono anni intensi di ministero Sacerdotale ma anche di grande collaborazione con l’Arcivescovo Vailati e di servizio in più ambiti della Chiesa locale. A San Giovanni Rotondo mise subito mano alla ristrutturazione della chiesa. Tante famiglie della parrocchia lo sostennero economicamente per riparare il tetto. Sul piano pastorale, ben presto la comunità prese forma e si ravvivò grazie alle tantissime iniziative intraprese dal nuovo parroco tutte ispirate alle indicazioni che provenivano dal Concilio Vaticano II. I giovani di San Giovanni si avvicinarono a questo giovane prete con tanta curiosità fino ad affezionarsi e a intraprendere cammini di fede e di servizio. In quegli anni nacquero anche la Schola cantorum e la Gioventù studentesca. In parrocchia, istituì anche la prima mensa dei poveri della Diocesi. Nel frattempo lui trovò ospitalità per i primi tempi presso un istituto di suore. Successivamente prese in affitto un appartamento in via Cincinnati, vicino alla chiesa. In quella casa dopo alcuni anni, papà Ignazio e mamma Michelina si trasferirono dopo aver venduto il negozio di famiglia a Peschici.
Non mancarono le prove. Nell’agosto del 1985 morì papà Ignazio. Nonostante avesse superato un delicato e lunghissimo intervento chirurgico al Policlinico di Bari alla vena aorta, morì a 74 anni per il subentrare di alcune complicazioni. Lui stesso celebrò il rito funebre nella chiesa madre di Peschici. Anche a San Giovanni Rotondo, come a Peschici, la casa di mamma Michelina era la casa di tutti (ora ormai abitavano in una casa della parrocchia ristrutturata dallo stesso don Mimì sempre con l’aiuto dei parrocchiani). Anche la nuova casa era sempre aperta a chi ne aveva bisogno anche perché si trovava su una via di gran passaggio, Corso Regina Margherita. In tanti si fermavano per il caffè e a volte anche a pranzo. Quando la mamma è volata in cielo, Mons. D’Ambrosio era già Vescovo di Termoli-Larino da 4 anni. Una gran folla nella Cattedrale. E lui commosso ancor più del giorno dei funerali di papà Ignazio. Lo lasciò con la semplicità che l’aveva contraddistinta quando lo aveva seguito nel nascondimento nei suoi anni di Sacerdozio e nei primi anni di episcopato. Sempre orgogliosa di lui, ma senza mai darlo a vedere. Nemmeno quando Domenico le rivelò di essere stato nominato Vescovo. Mamma Michelina era una persona generosa e semplice e, prima di morire, parlando alle figlie, chiese loro di non abbandonare mai il fratello vescovo e a lui di amare più di ogni cosa i Sacerdoti, la sua vera famiglia. A San Giovanni Rotondo, come Arciprete, D’Ambrosio rimase fino al 5 gennaio 1990, vigilia dell’ordinazione episcopale, a seguito della nomina a vescovo della Diocesi di Termoli-Larino. L’annuncio fu dato proprio nella chiesa di San Leonardo Abate, il 14 dicembre 1989, direttamente da Mons. Valentino Vailati, Arcivescovo della Diocesi di Manfredonia-Vieste.
Ecco alcune delle frasi pronunciate da don Mimì quel 14 dicembre 1989 ai suoi parrocchiani e diligentemente registrate e conservate dall’emittente locale Radio Monte Calvo: “…Finora non potevo chiedervi di pregare per me perché c’era il segreto… Ve l’ho chiesto solo ieri sera… L’ho detto a mia madre questa mattina; piangeva, perché non aveva ancora capito… sospettava… Tutti sapevano meno lei e ho detto: adesso devi fare una sola cosa prenditi la corona del rosario e dalla mattina alla sera e anche la notte incomincia a pregare per tuo figlio… Ecco questa preghiera la chiedo a tutti voi… Io non sarei adesso Vescovo della Santa Chiesa di Dio se non ci foste stati voi, voi comunità di San Leonardo che mi avete fatto crescere, che mi avete aiutato ad essere Sacerdote, che mi avete maturato, che mi avete compatito, che mi avete perdonato sempre… Io sarò vescovo perché ci siete stati voi… Ecco la vostra grande ricchezza, siate fieri di aver edificato di aver costruito per la Chiesa di Dio un vescovo”. Il resto è storia scritta. Di fatti, di persone, di gratuità, di obbedienze, di servizio. Conoscerla sarà meno complicato di quanto non sia stato scrivere queste poche righe.